Un contest televisivo per startupper (e per le loro idee).
Un'idea assurda?
Forse, ma c'è già chi ci ha pensato.
Lo scorso 9 e 16 marzo, infatti, sul canale NOVE, sono andate in onda le prime due puntate di B Heroes, tramissione dedicata al percorso di 32 startup selezionate (fra 540 aspiranti) all'interno dell'omonimo progetto di accelerazione promosso da Intesa Sanpaolo e da Fabio Cannavale, CEO di lastminute.com.
Nel corso delle due puntate le imprese partecipanti, suddivise in quattro categorie (Lifestyle, Business Innovation, Consumer Product, Sharing & Social) e affidate alle cure di altrettanti supercoach provenienti dal mondo dell'Innovazione (Ugo Parodi Giusino di Mosaicoon, Luca Ferrari di Bending Spoon, Gian Luca Comandini di You&Web e Davide Dattoli di Talent Garden) si sono sfidate davanti ad una giuria composta da imprenditori più esperti e manager di lungo corso, esponendo le proprie idee di business.
Al termine del secondo episodio, 12 startup sono state ammesse alla fase successiva, che si concluderà in maggio con la seconda parte del programma, sempre in onda sulla stessa emittente, e con la possibilità di accedere a finanziamenti pari ad almeno ottocentomila euro.
Presentata in questo modo, la trasmissione potrebbe forse far storcere qualche naso: com'è possibile, potrebbe chiedersi qualcuno, che argomenti seri come quello del Business e dell'Innovazione vengano trattati alla stessa stregua di uno dei tanti (troppi?) talent-show che affollano i palinsesti di quasi tutte le emittenti italiane?
Non è degradante?
No, non lo è, almeno secondo Fabio Cannavale, per il quale la messa in onda del programma potrebbe contribuire ad un cambio culturale più ampio, che coinvolga le famiglie, i giovani e veda l’imprenditore come una figura valoriale positiva.
Un modo per rendere più nota al grande pubblico la figura dello startupper, quindi, valorizzandola ma allo stesso tempo demitizzandola, togliendole quei connotati stereotipati che una certa cultura pop le ha attribuito.
Non solo: mostrando da vicino il percorso che può portare potenziali investitori ad accordare o rifiutare il proprio sostegno ad un'impresa emergente, B Heroes potrebbe aiutare moltissimi altri innovatori o aspiranti tali a fare i conti con una realtà competitiva, e di conseguenza ad affinare tanto il proprio progetto d'impresa, quanto le loro capacità comunicative.
Se di talent si tratta, insomma, è comunque portatore di un messaggio utile; il che dovrebbe forse indurci a evitare facili snobismi e a rivalutare l'impatto del mezzo televisivo, ancora vivo e vegeto nonostante l'avanzata dei social.
L'importante, ovviamente, è che il tutto non si riduca ad un semplice spettacolo, ma che faccia riflettere – magari proprio sui tanti altri modi, di sicuro meno "mediatici", in cui il settore pubblico e quello privato potrebbero sostenere l'imprenditorialità giovanile.
Detto questo – che vinca il migliore!
Andrea Torti