Proseguiamo nel nostro percorso fra le nuove professioni multidisciplinari, cercando di interpretare i segnali che ci giungono dal Mondo del Lavoro: oggi parliamo della Medicina Narrativa
La nostra salute?
Questione di dati: dalle cartelle cliniche ai più moderni database, il processo medico si è via via arricchito e perfezionato con l'evoluzione di sempre nuove modalità di raccogliere, elaborare e riutilizzare informazioni.
Negli ultimi anni, in riconoscimento dell'unicità di ogni singolo individuo, si è prestata particolare attenzione allo sviluppo di approcci di diagnosi e cura patient-specific, non soltanto da un punto di vista meramente fisiologico – peraltro importantissimo – ma anche sotto l'aspetto psicologico ed emotivo.
Quest'ultimo, tuttavia, non può essere compreso e integrato correttamente nel percorso clinico senza il contributo attivo di coloro che vi sono maggiormente coinvolti, ovvero dei pazienti: e proprio la necessità di dar loro voce si è espressa nella nascita della Medicina Narrativa.
Sviluppatasi inizialmente negli Stati Uniti, la nuova disciplina si pone l'obiettivo di far emergere la dimensione soggettiva, psico-sociale, delle diverse patologie e dei relativi trattamenti, che per sua natura soltanto il paziente – eventualmente con il supporto offerto da familiari e care-givers – può esprimere, avvalendosi di una vasta gamma di strumenti, dall'integrazione della cartella clinica alla redazione di questionari, dalla stesura diario personale al blogging, fino all'utilizzo di mezzi multimediali quali interviste, fotografie e video.
Attraverso tali attività, si vogliono conseguire una maggiore e migliore comunicazione fra medici e pazienti, raccogliere maggiori dettagli potenzialmente di interesse clinico, e soprattutto rimettere il malato al centro del processo di cura, emancipandolo dalla condizione di oggetto passivo di trattamenti e indicazioni per renderlo al contrario soggetto attivo e in grado di fornire un contributo rilevante attraverso la propria esperienza.
Si tratta quindi di una piccola "rivoluzione copernicana" in grado di trasformare i nostri concetti di Salute, Malattia, e Cura; un esperimento di Umanesimo 2.0 che si distingue tanto per la nobiltà d'intenti quanto per la complessità degli ambiti in cui trova applicazione.
Un'infusione di empatia per i medici – spesso ritenuti troppo distanti dai drammi vissuti dai propri pazienti, e un'occasione concreta di empowerment per questi ultimi.
Medicina per le Persone, Persone per la Medicina: questo il futuro che ci attende.
Andrea Torti