Quando il lavoro diventa una prova importante
Marta è una ragazza di 13 anni e in casa è famosa per la sua testa sempre fra le nuvole. Distratta e disordinata, lenta ed evitante nel suo impegno scolastico. La sua stanza si presenta come un luogo terremotato; due grossi vasi di vetro spiccano sulla piccola scrivania, il primo è colmo di targhette di indumenti ed il secondo di scontrini d’acquisto. Suo fratello Marco ha 8 anni e si distingue per la sua mania di smontare ogni cosa. Nella sua stanza, che divide con Davide, il più piccolo di 3 anni, si può trovare di tutto, dal motorino di un vecchio frullatore accuratamente smontato fino all’ultimo cavetto ai resti di un elicotterino telecomandato a quelli di un vecchio Swatch con particelle invisibili unitamente ed ai resti di un vecchio rasoio elettrico del nonno. La sua stanza sembra un’officina meccanica. Davide è piccolino e si limita a gestire un cestone ed il suo sotto letto occupati da decine e decine di pupazzi e pupazzetti che nessuno deve assolutamente toccare. Papà lavora e c’è poco in casa, solo la domenica e le feste comandate; mamma invece è onnipresente gestisce tutto e tutti anche se, ogni giorno, il trenta per cento delle incombenze quotidiane è costretta a farle slittare a domani. Inutili le continue richieste di collaborazione ai ragazzi, perché essi hanno sempre qualcosa da fare o sono tanto stanchi o gli fa male la pancia. Un giorno accade che mamma si sente male, si rivolge ai medici, fa i dovuti accertamenti e si stabilisce che deve subire un intervento il prima possibile. La notizia del ricovero della mamma ha letteralmente sconvolto i bambini che, probabilmente, vedevano la mamma come una superwoman incrollabile di proprietà privata. Dal primo, dei 15 giorni di ricovero, le dinamiche famigliari si sono rivoluzionate sotto l’effetto di una sconvolgente, improvvisa maturazione, dei tre bambini, e la imprevista capacità di lavorare in squadra. La scuola è finita e sono tutti a casa. Il papà esce alle sette e mezzo per recarsi al lavoro subito dopo l’arrivo della nonna paterna che, nei 15 giorni di assenza della moglie, si è prestata per fare compagnia ai bambini. Marta e Marco alle sette sono in cucina, preparano il caffè per papà, svegliano il fratellino e fanno colazione, all’arrivo della nonna sono già pronti per dare inizio alle “danze”. E’ proprio durante la colazione che decidono quali sono le incombenze all’ordine del giorno e poi, come una squadra esperta ed affiata, si mettono all’opera. La grande lava i piatti della sera e quelli della colazione; Marco asciuga e mette a posto. Davide fa il giro con un sacchetto di plastica e raccoglie ogni cosa da buttar via. Alle nove scatta il turno delle “camere da letto”. I grandi rifanno i letti e passano l’aspirapolvere; Davide pulisce le scarpe e mette la biancheria sporca nel cesto. Nella terza fase Marta pulisce i bagni e marco passa l’aspirapolvere in salotto mentre Michele fa avanti e dietro seguendo gli ordini di Marta: posa questo, prendi quello, porta quell’altro … .Alle undici del mattino tutti servizi sono compiuti e la squadra si concede un piccolo intervallo per rifocillarsi e poi “ prepariamo il sughetto per la pasta, laviamo un po’ di verdure per la cena e chiediamo alla nonna cosa dobbiamo prendere al supermercato”. Primo pomeriggio: Marta mette la lavatrice ci sono delle camicie da notte da portare alla mamma e ci sono le camice di papà da stirare. Tredicesimo giorno: oggi dobbiamo affrontare il compito più pesante. Marta riordina la sua stanza come mai prima di allora, svuota i vasi della sua scrivania nella pattumiera e li pone in salotto pronti per contenere i fiori per il ritorno di mamma; Marco intanto trasferisce l’officina meccanica. In due grossi cartoni collocati in garage il ragazzo depone tutto il suo materiale scrivendovi sopra: non toccare. In altri due cartoni Davide raccoglie tutti i suoi preziosi amici pupazzi e li trascina nello stanzino. La casa si è trasformata, sembra pronta per un servizio fotografico. Nonna ha le lacrime agli occhi, mentre ci racconta questa storia. Il papà ha riferito ogni particolare a sua moglie giorno per giorno la quale, grazie anche ad ottimo recupero, freme dalla voglia di tornare a casa e, intanto, orgogliosamente racconta la cosa a tutta la corsia e sorride. Questa pregevole storia, innestata sul valore del LAVORO che in questo caso si evince sotto forma di contenuto e contenitore al tempo stesso, non è un miracolo, ma semplicemente una storia d’amore e di buon esempio.
Dr.ssa Elisabetta Vellone