Eppure, dopo anni di fuga, che hanno, letteralmente, desertificato la produzione industriale nostrana, in questi ultimi tempi assistiamo al fenomeno esattamente contrario: quello delle aziende di ritorno, che abbandonano le convenienti sponde asiatiche, per far ritorno nel caro, vecchio Belpaese (reshoring).
Certo, per ora il fenomeno non è così evidente, come si vorrebbe: infatti, solo un misero 0,47% delle imprese, che hanno delocalizzato, sembra intenzionata a far marcia indietro (in Germania, si arriva al 5%), ma intanto ben 121 aziende medio-grandi, hanno già pensato di riaprire – alcune, però, solo parzialemente o per progetti specifici – gli stabilimenti italiani e il trend sembra in crescita, permettendoci, per una volta, di piazzarci in cima a questa particolare classifica, come Paese europeo con il più alto tasso di aziende di ritorno.
Nessun effetto nostalgia o merito di qualche strampalata legge sul lavoro, però: le aziende tornano per pura convenienza, grazie allo sviluppo della robotica e dell'industria 4.0. Non c'è operaio sottopagato e semischiavizzato del Terzo Mondo che tenga, di fronte alla velocità ed all'efficienza delle moderne fabbriche, sempre più automatizzate, giudate da programmi sempre più sofisticati e "intelligenti", che, nel giro di una ventina d'anni, prenderanno il posto di milioni di lavoratori.
E proprio fra i lavoratori, comincia a serpeggiare l'inquietante domanda: toccherà anche a me? Bhe, se siete curiosi e non vi fate spaventare facilmente, potete povare ad utilizzare il sito "Will Robots Take My Job?", una piattaforma online che, sulla base dei dati di una famosa ricerca sull'argomento, stima, in che percentuale, un dato mestiere corra il rischio di essere rimpiazzato dalla tecnologia.
Il funzionamento è molto semplice: basta inserire il tipo di mestiere (occhio, il sito è in inglese) ed avremo un'idea generica (i dati si basano sul sistema economico-lavorativo americano, ma possono essere considerati un riferimento sufficiente, per i Paesi dell'Occidente industrializzato in generale) della percentuale di rischio che corriamo.
Niente paura, quindi, se siete un creativo o lavorate nel campo artistico: qui le percentuali sono molto basse. Discorso ben diverso, invece, per quelle occupazioni che si basano sulla ripetitività delle azioni, sul basso impegno intellettuale, sulla raccolta-analisi di dati: i dati non lasciano scampo (si va dall'80% in su) e non solo ad operai di fabbrica o tassisti, ma anche a tanti colletti bianchi.
E tu, che lavoro fai?
Danilo
Una questione che diventa sempre più pressante.