Prova ad immaginare te stesso in questa situazione: lavori in un'Azienda di pulizie che ha appalti con la Pubblica Amministrazione; tu sai che il Presidente-Amministratore delegato paga costantemente mazzette a certi politici per avere questo o quell'appalto dalla Pubblica Amministrazione. Tu lo sai perché sei il Dipendente dell'Amministratore corrotto e tu stesso sei stato incaricato di pagare le mazzette. Addirittura, hai in mano la classica "pistola fumante", la prova schiacciante delle malefatte del Principale: hai in mano la corrispondenza d'ufficio che prova la corruzione.
Tu faresti la spia? …
Una cosa è certa: se non c’è qualcuno che “canta”, i processi di corruzione non partono. Tangentopoli, da cosa credi che sia partita 26 anni fa? Da un imprenditore che, invece di pagare, ha denunciato. Ma di solito, corrotti e corruttori non hanno alcun interesse a “cantare”, ricevono solo vantaggi … con gran scorno dei PM! E se a cantare, tra i “due”, fosse un terzo? Ovvero se questi fosse il dipendente di uno dei due? Nella vita, possono accadere tante cose…
Sappi che ho due notizie da darti, una buona, l’altra cattiva.
La notizia buona: in nome della lotta alla corruzione, la legge, dallo scorso dicembre, riconosce la tutela del "Whistleblowing". “Whistleblowing”, visto che l’inglese va tanto di moda, è il nuovo nome che la legge 179/2917 assegna al Dipendente che si trova in questa scomoda posizione: “Whistleblower” è l’arbitro che, nelle partite di calcio, soffia nel fischietto per ammonire i giocatori scorretti, Così, “Whistleblower”, nel gergo della nuova legge, è il Dipendente che denuncia la propria azienda per reati, cioè per fatti penalmente rilevanti.
La legge, lo hanno precisato i Relatori alla Camera, non vuole tutelare i Dipendenti che “cantano”, che “fanno la spia”: si può denunciare per tanti motivi, anche i meno nobili, persino per ricattare ed estorcere denaro. La legge offre tutele, tutele importanti ma con una contropartita: che la denuncia sia fatta per motivi etici. Il “Whistleblower” denuncia per “senso dello Stato”, non per bieco tornaconto!
Al Whistleblower, la legge riconosce:
- Il diritto all’anonimato nel corso delle indagini (di fatto, fino al rinvio a giudizio penale);
- Specifiche tutele contro licenziamenti e atti discriminatori sul posto di lavoro.
Ora, il “Whistleblower”, è anonimo all’inizio delle indagini preliminari, ma è, in qualche modo, destinato ad essere conosciuto dal Datore di Lavoro “accusato”. Se non altro, chi è indagato e deve difendersi, prima o poi, ha diritto a conoscere chi lo accusa: nel caso del processo penale, quindi, con la fine delle indagini preliminari (art. 329 Codice Procedura Penale). E qui nascono i problemi…
Si sa, nel penale, contro i testimoni scomodi si gioca sporco. Per questo, quando c’è di mezzo il “penale”, la partita si gioca su un solo obiettivo: demolire il testimone, diminuirne la credibilità, corromperlo (nei casi più gravi). E il Datore di Lavoro-Imputato ha gioco ancora più facile, se il teste è il suo Dipendente: può minacciare licenziamenti, trasferimenti, procedimenti disciplinari… Tutti questi atti sono, non a caso, vietati dalla legge sul Whistleblowing.
Fini qui le buone notizie. Ma ci sono anche notizie cattive.
Ecco le due più notevoli, almeno secondo me.
La prima notizia cattiva: il Dipendente Whistleblower è tutelato bene in caso di licenziamento “per ritorsione” (la legge prevede addirittura la reintegra, vedi art. 1.comma 8), non in caso di dimissioni forzate.
Già, perché il Datore di Lavoro “disonesto” può giocare sporco anche in un altro modo, può forzare il Dipendente Whistleblower alle dimissioni. E in questo caso cosa può fare il Dipendente per difendersi? Deve denunciare il fatto all’ANAC (a Cantone!)… L’ANAC, scoperta la scorrettezza, può condannare l’Azienda (o Ente Pubblico) al pagamento di sanzioni amministrative che possono andare da € 10.000 a € 50.000. E alla riassunzione del Dipendente… Non è il massimo, come puoi capire: serve un’istruttoria, serve tempo… Magari il Dipendente ha ritrattato … E l'ANAC può arrivare troppo tardi! …
In questi casi, è meglio prevenire: come succede con le Lavoratrici madri!
Il Lavoratore si vuole dimettere? Davvero? Allora, favorisca il Datore di passare davanti all'Ispettorato del Lavoro. Vuoi vedere che, davanti agli Ispettori, il Datore di Lavoro ci pensa due volte prima di fare il furbo? Se questo sistema funziona dal 1971 con le lavoratrici madri, non deve, a maggior ragione, e con maggiore rigore, funzionare anche con il Lavoratore Whistleblower? Io dico di sì! E tu?
E’ un vero peccato non averci pensato: specie in nome dell’interesse pubblico della Giustizia!
La seconda cattva notizia: questa poi mi lascia interdetto.
Per darti un’idea: immagina che un boss della criminalità organizzata, tramite il proprio Legale, possa chiedere, come fosse normale, al Ministero della Giustizia di togliere la protezione al pentito che lo accusa. E immagina che, senza colpo ferire, il Ministero accolga la richiesta, così che il pentito diventa, dalla sera alla mattina, un cittadino o detenuto qualsiasi, senza più la protezione dello Stato, in balìa dei suoi vendicatori…
Esagero? Beh … Mutatis mutandis, è un po’ quello che avviene con la legge sul Whistleblowing: il Datore di Lavoro imputato, infatti, può far cadere le tutele del proprio Dipendente Whistleblower! E' sufficiente che il Dipendente gli abbia dato dello “Stronzo”…
Hai capito benissimo: le tutele del “Whistleblower” finiscono in caso di condanna per diffamazione del Dipendente “accusatore”. Tu capisci… Immagina che il cronista del più insignificante giornale locale riferisca: “Il Dipendente X accusa il Datore di Lavoro e gli dà dello ‘Stronzo…’", ed è finita. Ricordo che “diffamazione” (non “calunnia”) può essere anche solo dare dello “Stronzo” a qualcuno (al Datore di Lavoro, in questo caso) attraverso la stampa, i social network. E basterà anche una condanna non definitiva… (art. 1.9°comma legge 271/2017).
Ora, punire la diffamazione va bene, ma consentire ad un imputato ("solo" diffamato!) di eliminare le protezioni che spettano ad un testimone (il “Whistleblowing”) … no!
Evidentemente, quando si aprirà la prossima Legislatura, questa legge dovrà subito essere corretta: lo esige il superiore interesse della Giustizia! O vogliamo che il Dipendente, non più protetto, ritratti tutto, come spesso succede nei processi di corruzione, che finiscono troppo spesso a tarallucci e vino? Io direi di no, non so voi, cosa ne pensate…
PER APPROFONDIRE:
–Legge 30 novembre 2017 nr. 179 (legge sul "Whistleblowing");