Più volte noi di proposta lavoro abbiamo indirizzato i nostri lettori verso le nuove opportunità offerte dalla rete. Internet, può offrire al soggetto la possibilità di far conoscere se stesso e le proprie creazioni, il proprio talento, in quanto offre una piazza potenzialmente infinita attraverso cui farsi pubblicità. Basta solo sapere come fare e come trovare i canali giusti.
Il recente fenomeno del crowdsourcing sembra rispondere a questa nuova prospettiva. Wikipedia definisce il crowdsourcing “un modello di business nel quale un’azienda o un’istituzione richiede lo sviluppo di un progetto, di un servizio, di un prodotto ad un insieme di persone non già organizzate in una comunità virtuale”. Proprio Wikipedia, enciclopedia fondata sul contributo degli utenti, rappresenta uno dei primi esempi di questo fenomeno. Nella sua evoluzione il crowdsourcing è diventato un modello di open enterprise per le aziende e una possibilità per liberi professionisti, creativi, e soggetti di talento per far conoscere le proprie creazioni in tutto il mondo.
Ma come funziona esattamente? In sostanza un’azienda o un’istituzione affida la creazione di un prodotto o progetto, ad esempio lo sviluppo di una campagna pubblicitaria o un logo o un video, non più ad un’azienda esterna specializzata ma aprendo una chiamata attraverso il web a cui possono rispondere praticamente tutti gli utenti interessati. Questo rappresenta un vantaggio sia per l’istituzione promotrice, in quanto abbatte i costi della creazione del prodotto e permette ad essa di accedere ad un pubblico di utenti talentuosi sparsi per tutto il mondo, sia per chi decide di rispondere al progetto, in quanto offre loro la possibilità di farsi conoscere e di accedere a realtà professionali con una facilità un tempo impensabile.
Ma non solo. Un altro possibile esempio di utilizzo del crowdsourcing ci viene da un’azienda, la crowdEngineering, che ha “crowdsoursato” il proprio customer care. In pratica gli operatori iscritti al network ricevono le richieste di assistenza da parte degli utenti a cui rispondono in base alla propria competenza e guadagnano in relazione alla quantità delle risposte e alla qualità dell’informazione che riescono a dare.
Nel mondo il crowdsourcing sta interessando anche il campo della politica, sono un esempio gli esperimenti di Government 2.0 dell’amministrazione Obama, e il premio da un milione di sterline indetto nel Regno Unito dal partito tory per lo sviluppo di un sito di crowdsourcing per la partecipazione attiva dei cittadini nella iniziative pubbliche e per la valutazione della politica. In Italia anche la pubblica amministrazione si sta aprendo ad iniziative di questo tipo.
Insomma il crowdsourcing è un fenomeno che si sta sviluppando con successo e sta investendo ormai anche i settori più tradizionali. Probabilmente sarà destinato a cambiare il mondo del lavoro e in parte lo sta già facendo (lo si potrebbe vedere come l’evoluzione del telelavoro attraverso l’utilizzo della tecnologia 2.0). Può essere che rappresenterà un passo fondamentale verso il tramonto del posto fisso per alcuni settori professionali, l’estremo sviluppo del precariato. Insomma qualunque sarà la sua evoluzione rappresenta indubbiamente un mezzo che facilita la libera iniziativa del singolo e mette tutti in una condizione di pari opportunità dove vince chi è in grado di produrre il progetto migliore.
Alessia Gervasi
[…] pare non c’è limite ai fenomeni collettivi che si possono generare grazie al web 2.0. Accanto al crowdsourcing (processo attraverso il quale un gruppo di persone partecipa tramite la rete alla realizzazione di […]
[…] dei cosiddetti incubatori e acceleratori di startup, cioè di siti di crowdfunding e/o crowdsourcing e di veri e propri luoghi fisici di coworking, in cui gli startupper possono incontrarsi, avere un […]