Chi – come me – frequenta abitualmente LinkedIn, avrà di sicuro notato l'avvicendarsi pressoché ciclico di diatribe fra utenti, dei veri e propri "tormentoni" – non solo estivi, purtroppo.
Dopo la querelle fra puristi e appassionati di aggiornamenti “non professionali”, la protesta contro i privilegi degli Influencers, e i dibattiti politici onnipresenti, ecco (ri)affacciarsi una domanda in apparenza più innocua:
In questo momento sto cercando lavoro: quale job title dovrei adottare sul mio profilo?
Gli utenti più distratti sarebbero forse tentati di suggerire un semplice “disoccupato”, o un più gentile “in cerca di impiego”; al massimo un “looking for a new job”, nel caso ci si volesse internazionalizzare.
Errore: ad una proposta del genere, ben due scuole di pensiero sarebbero pronte a insorgere:
Descriversi come 'disoccupato' è un segno di disperazione, non è da vincenti!
Benché uniti nell'opporsi alla soluzione a prima vista più semplice, i due schieramenti propongono opzioni ben diverse fra loro.
Il primo, infatti, suggerisce di limitarsi a mantenere la qualifica più recente, l'ultima posizione ricoperta; con il vantaggio di mettere subito in luce il proprio settore di riferimento e l'esperienza accumulata – ma anche con il rischio, secondo alcuni utenti, di essere considerati come già occupati da eventuali recruiter.
Il secondo, invece, punta sull'ottimismo, raccomandando l'uso della locuzione “in cerca di nuove opportunità”.
Si tratta di un invito alla fiducia, e un segno di disponibilità che si spera possa attrarre più facilmente i responsabili HR delle aziende iscritte.
Nonostante le buone intenzioni, quest'ultimo approccio non è esente da critiche – se il brillante laureato appena rientrato da Oxford o dalla Ivy League può a buon diritto aspettarsi numerose occasioni fra le quali scegliere, si può forse dire lo stesso del disoccupato di lungo corso, magari privo di un titolo di studio elevato?
Non è forse ipocrita utilizzare un eufemismo per nascondere la condizione, spesso drammatica, di così tante persone?
Certamente bisogna evitare ogni generalizzazione, ogni segno di noncuranza verso la complessità delle situazioni individuali; d'altra parte, arrendersi alla disperazione non serve – mentre cercare di dare un senso a una fase difficile della propria vita personale e professionale può sempre schiudere nuove prospettive, percorsi non battuti in precedenza.
Per questo motivo, nonostante le perplessità di alcuni, mi sono definito, orgogliosamente, “in cerca di nuove opportunità”.
Tuttavia, proprio rispettando questo spirito di apertura mentale, non voglio imporre dogmi, anzi – accogliendo l'invito del nostro Simone Caroli, ho deciso di mettere alla prova un job title più sobrio e incentrato sulle mie effettive esperienze, e di valutarne l'impatto.
Riuscirà ad interessare i cacciatori di talenti?
La sfida è aperta.
Andrea Torti